venerdì 1 febbraio 2008

IL RUOLO DEI GENITORI

amicidiluca.com

Il Bambino è un giardino chiuso che non apre il suo cancello:
ci vuole una chiave,
la chiave ce l’ha il Bambino stesso;
te la cederà se si fida di te,
se sente che sei veramente suo amico in ogni momento.


I genitori nei primi anni possono contribuire a sviluppare le tendenze che chiamerei
positive
se evitano i due pericoli di segno opposto ancora molto diffusi,
cioè l’autoritarismo che considera il Bambino un essere incapace di riflessione autonoma,
e il permissivismo che lo lascia in balia dei condizionamenti esterni e degli istinti.
Non è facile accettare l’idea che il Bambino non è una loro proprietà,
ma una persona che è stata chiamata alla vita dall’amore e che ha diritto ad essere felice,
cioè ha diritto ad essere aiutata a realizzarsi pienamente nella gradualità delle conquiste.
A tal proposito penso che i versi del poeta Libanese Kahlil Gibran, nella sua “ Poesia per un figlio “ facciano riflettere:
E una donna che reggeva un bambino al seno domandò:
Parlaci dei figli.
Ed egli disse:
I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo, ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore, non le tue idee.
Perchè essi hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo, ma non alla loro anima.
Perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire dove a te non é dato entrare, neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a Loro, ma non volere che essi somiglino a Te.
Perché la vita non ritorna indietro e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani .
In certe famiglie oggi la televisione sostituisce il rapporto che i genitori dovrebbero avere col Bambino.
Ma la televisione è unilaterale, non permette il dialogo, proprio per i suoi limiti tecnici, non risponde alle domande, spesso difficili
per noi adulti, che il Bambino pone e poi ripete, magari per aver conferma che quello che gli si è detto sulle cose misteriose che
scopre e immagina, è vero.
Alcuni genitori di fronte a domande imbarazzanti alle quali non sanno rispondere con linguaggio concettuale e formale adeguato,
dicono al Bambino:
Queste cose te le insegnerà la maestra quando andrai a scuola .
Credono così di liberarsi di un problema,
ma ne creano altri,
perché il Bambino può chiudersi,
o cercare altrove,
o comunque viene mortificata la curiosità e l’interesse per le cose ed i problemi.
E’ importante tenere aperto il dialogo, su tutto;
favorire la conoscenza di altri bambini e adulti ricchi di umanità, coi quali avere rapporti costanti.
Più che con le parole, s’impara con l’esempio.
Se il Bambino vede che gli adulti non buttano cartacce per terra,
che ammirano i fiori vivi in natura e non quelli recisi e messi nel vaso,
che invece di andare a vedere gli animali incarcerati nello zoo,
vanno invece in campagna, nel bosco a vedere animali liberi.
Se vedono il papà o la mamma che parla con la zingara che chiede l’elemosina, ecc. imparano da questa continua lezione pratica
l’educazione civile necessaria alla loro vita.
Così anche l’essere presenti e partecipare alle discussioni che si fanno in famiglia circa le decisioni da prendere anche su cose non
importanti (ma che per lui lo sono),
tutto questo equivale ad assimilare il concetto di famiglia come piccola comunità di diversi che trovano insieme le soluzioni ai
problemi comuni,
soddisfacendo contemporaneamente le esigenze di ognuno, che possono essere diverse.
La famiglia quindi come prima comunità di eguali
(nei diritti e nei doveri) e di diversi
(per esigenze e pareri),
tra loro amici e aperti verso gli altri.
Il rapporto tra i bambini, educatori ed insegnanti dovranno essere improntati non più alla sottomissione del discente al docente,
ma al senso dell’amicizia.
I bambini hanno un fiuto particolare;
sentono che, se l’educatore è un amico, li ascolta, li aiuta e non incomincia subito a fare dei giudizi comparati, facendo le parti
uguali tra disuguali.
Il Bambino è un giardino chiuso che non apre il suo cancello:

ci vuole una chiave,
e la chiave ce l’ha il Bambino stesso;
te la cederà se si fida di te,
se sente che sei veramente suo amico in ogni momento.
In questo clima di lealtà e di fiducia tutto è possibile, dalle più genuine espressioni al lavoro collegiale.
Si lavora insieme dando ognuno il meglio di sé, cooperando invece di competere, provando piacere per i risultati dei compagni
invece che invidia.

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