martedì 12 febbraio 2008

pattinare sul web




Posted by Picasa

venerdì 8 febbraio 2008

spazio alla solidarietà per Luca Mongelli











Carissimi amici,

avrei voluto dirvi a voce ciò che sto per scrivervi; ma preferisco invece pubblicare questi miei pensieri sul mio Blog e inviarvi questa e-mail affinché queste mie parole vi restino materialmente sempre vicino.

Si dice che l’unico modo per avere un amico è di essere un amico.

Mi è venuta in mente questa frase, pensando alle amicizie che mi hanno aiutato nella ricerca di fondi per dare una chance di rinascita a Luca Mongelli, penso ogni momento della mia giornata al bel gesto che migliaia di amici hanno compiuto nei confronti di Luca e quindi nei miei confronti.

Ho notato, commosso, la delicatezza e la discrezione con cui, avvalendovi delle vostre conoscenze, vi siete presi cura di Lui.

Luca ha 13 anni e tanta voglia di vivere, ha volontà di crescere, di imparare , ma soprattutto vivere meglio.

Per vivere meglio gli mancava un grande aiuto, una mano.

Voi amici, non avete atteso che ve lo chiedessi due volte: voi avete intuito e capito, avete preso direttamente l’iniziativa.


Questi sono i miracoli dell’amicizia.

Papa Woytila qualche anno fa, in un Enciclica scrisse che la salvezza dei popoli passa attraverso la Famiglia, ridare quindi la giusta importanza ai valori della Famiglia, io concordo pienamente;
ma mi permetto di aggiungere che i miracoli dell’Amicizia sono inestimabili.

E’ proprio vero: l’unico modo per avere un amico è di essere amico, non con le parole ma con i fatti.

La guarigione di Luca, certo, mi sta a cuore; ma mi sta ancora più a cuore la vostra spontanea e generosa amicizia di cui, indipendentemente dal successo, ho avuto la conferma.

Un abbraccio

Michele Poli

copyright e qualche ringraziamento


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Già da ora ringrazio Tutti quelli che collaboreranno al mio Blog, promuovendo così il Pattinare all'infinito
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26 febbraio 2008

lunedì 4 febbraio 2008

pattinatori hockeysti al GAMBEREMO 2006

.













Al Palio Giovinazzese, il famoso

"GAMBEREMO"

Vediamo raggiunto lo scopo dell’utilizzo del pattino, quello di ampliare verso una maggiore multilateralità le abilità senso-motorie dell'atleta.
Quindi al Palio del Gamberemo non poteva mancare la staffetta con pattini, stecca e pallina da hockey.

venerdì 1 febbraio 2008

PRESENTAZIONE




Utenti connessi




amicidiluca.com
Carissimi lettori ,questo lavoro ha radici che partono dagli anni ‘80.
Fin da quando ho intrapreso la carriera di Istruttore di pattinaggio a rotelle, mi accompagna il desiderio di scrivere un testo sul Pattinare.
In circa vent’anni per mille motivi, ho rinviato questo mio progetto che pian pianino s’è modificato arricchendosi di sfumature che hanno reso più ricco di colori il mio sapere sul Pattinare.
Con entusiasmo ho abbandonato l’idea del testo cartaceo per ricorrere alla tecnologia della rete, perché le vie della Rete sono Infinite.
Ma la motivazione più importante fra l’edizione di un testo e la costruzione di un sito Web è l’evoluzione che nel tempo il lavoro può ricevere.
Ovviamente ogni lavoro on-line può essere facilmente modificato e aggiornato.
Per questo ho deciso di partire con una struttura piccola e farla crescere gradualmente, anche grazie a chi vorrà collaborare al progetto.
Quindi partire con un patrimonio di conoscenze in costante evoluzione nel tempo, che forgerà inseparabilmente arte e tecnica, sensibilità e mestiere, intuito e ragione, talento e competenza.
La magia del PATTINARE deve essere quella di offrire un filo di Arianna nell’infinita complessità del labirinto chiamato “VITA”.
Il sito avrà una struttura ipertestuale, un modo per associare testo, immagini, suoni e magari animazioni.
Questo perché l’ipertesto riflette meglio il nostro modo di pensare e il modo in cui funziona il nostro cervello.
Perciò è un modo più naturale e umano di raccogliere ed esplorare le informazioni
Michele Poli

ALLE FAMIGLIE

amicidiluca.com

“ LA PRIMA EDUCAZIONE NON SI RICEVE A SCUOLA “


La prima educazione incomincia in famiglia; la prima scuola è la famiglia.
Eppure ci sono molti genitori che non sanno che il loro Bambino non incomincia ad imparare quando va a scuola, ma quando nasce.
Quindi non danno importanza alle esperienze che il Bambino fa nei primi anni, esperienze che invece sono fondamentali per il suo sviluppo intellettivo, sociale e anche morale.
Sarebbe lungo analizzare ciò che il Bambino fa praticamente da solo in questi primissimi anni. Pensate che scopre e si conquista il linguaggio associando cose ed azioni e anche norme sintattiche che gli permettono di possedere ben presto, prima della scuola, un sufficiente linguaggio oggettivo col quale farsi capire fuori dalla sua famiglia.
Noi scopriamo questa sua capacità quando fa degli errori o inventa parole.
Quando per esempio dice: ho scoprito che....noi ridiamo e gli diciamo che è sbagliato.
Ma lui cosa ha fatto?
Ha ricavato dal contesto linguistico che finire fa finito, cucire fa cucito, partire fa partito ecc. .
E’ chiaro dunque che scoprire fa scoprito.
Ha applicato una norma senza sapere che è incappato in un verbo irregolare.
Questa è la spia di un suo lavoro mentale di attenzione e applicazione delle norme linguistiche, della sua intelligenza e capacità creativa.
Tutto questo senza frequentare corsi di linguistica o di grammatica.
Fa tutto da solo, giocando, ascoltando, inserendosi nel contesto in cui vive.
Inoltre scopre a poco a poco con gli strumenti sensoriali il mondo in cui è stato chiamato a vivere. Tocca tutto, rompe, smonta, fa esperienze coi materiali, scopre la forza di gravità e altra leggi del mondo fisico, incamera come un computer, memorizza, elabora un enorme quantità di dati, risintetizza e rimette tutto in discussione con le successive esperienze.
Tutto questo fa felicemente, giocando.
Così preso dal suo gioco-lavoro, a volte si mette anche in pericolo.
Nello stesso tempo scopre un’altra dimensione del mondo, quella affettiva che per lui è la più importante perché dà senso alla sua presenza nella famiglia e nell’ambiente.
Nei primi mesi di vita se chiama per un bisogno (naturalmente chiama con il pianto, perché non ha ancora l’uso della parola) e ha una risposta pronta, egli capisce che intorno a lui ci sono persone che lo ascoltano, lo amano, lo aiutano; insomma scopre gli altri, persone di cui non capisce ancora il significato delle parole che dicono, ma il senso affettivo si.
Nel brefotrofio questo non avviene, magari sono più puliti, ma tutto avviene a ore stabilite.
Il Bambino chiama, ma non c’è la risposta pronta di chi gli è vicino, lo ama, lo aiuta.
Allora si produce un ritardo nel linguaggio, perché se a chiamare nessuno risponde, è inutile chiamare.
Quando andrà alla scuola dell’infanzia e poi a quella primaria, egli porterà con se quella cultura che lui si è fatto nell’esperienza precedente, e l’idea che lui si è fatta del mondo, più o meno ottimista, dipenderà dalla qualità dei rapporti affettivi vissuti nella famiglia e nell’ambiente; il mondo è quello che l’esperienza gli ha mostrato.

IL RUOLO DEI GENITORI

amicidiluca.com

Il Bambino è un giardino chiuso che non apre il suo cancello:
ci vuole una chiave,
la chiave ce l’ha il Bambino stesso;
te la cederà se si fida di te,
se sente che sei veramente suo amico in ogni momento.


I genitori nei primi anni possono contribuire a sviluppare le tendenze che chiamerei
positive
se evitano i due pericoli di segno opposto ancora molto diffusi,
cioè l’autoritarismo che considera il Bambino un essere incapace di riflessione autonoma,
e il permissivismo che lo lascia in balia dei condizionamenti esterni e degli istinti.
Non è facile accettare l’idea che il Bambino non è una loro proprietà,
ma una persona che è stata chiamata alla vita dall’amore e che ha diritto ad essere felice,
cioè ha diritto ad essere aiutata a realizzarsi pienamente nella gradualità delle conquiste.
A tal proposito penso che i versi del poeta Libanese Kahlil Gibran, nella sua “ Poesia per un figlio “ facciano riflettere:
E una donna che reggeva un bambino al seno domandò:
Parlaci dei figli.
Ed egli disse:
I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo, ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore, non le tue idee.
Perchè essi hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo, ma non alla loro anima.
Perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire dove a te non é dato entrare, neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a Loro, ma non volere che essi somiglino a Te.
Perché la vita non ritorna indietro e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani .
In certe famiglie oggi la televisione sostituisce il rapporto che i genitori dovrebbero avere col Bambino.
Ma la televisione è unilaterale, non permette il dialogo, proprio per i suoi limiti tecnici, non risponde alle domande, spesso difficili
per noi adulti, che il Bambino pone e poi ripete, magari per aver conferma che quello che gli si è detto sulle cose misteriose che
scopre e immagina, è vero.
Alcuni genitori di fronte a domande imbarazzanti alle quali non sanno rispondere con linguaggio concettuale e formale adeguato,
dicono al Bambino:
Queste cose te le insegnerà la maestra quando andrai a scuola .
Credono così di liberarsi di un problema,
ma ne creano altri,
perché il Bambino può chiudersi,
o cercare altrove,
o comunque viene mortificata la curiosità e l’interesse per le cose ed i problemi.
E’ importante tenere aperto il dialogo, su tutto;
favorire la conoscenza di altri bambini e adulti ricchi di umanità, coi quali avere rapporti costanti.
Più che con le parole, s’impara con l’esempio.
Se il Bambino vede che gli adulti non buttano cartacce per terra,
che ammirano i fiori vivi in natura e non quelli recisi e messi nel vaso,
che invece di andare a vedere gli animali incarcerati nello zoo,
vanno invece in campagna, nel bosco a vedere animali liberi.
Se vedono il papà o la mamma che parla con la zingara che chiede l’elemosina, ecc. imparano da questa continua lezione pratica
l’educazione civile necessaria alla loro vita.
Così anche l’essere presenti e partecipare alle discussioni che si fanno in famiglia circa le decisioni da prendere anche su cose non
importanti (ma che per lui lo sono),
tutto questo equivale ad assimilare il concetto di famiglia come piccola comunità di diversi che trovano insieme le soluzioni ai
problemi comuni,
soddisfacendo contemporaneamente le esigenze di ognuno, che possono essere diverse.
La famiglia quindi come prima comunità di eguali
(nei diritti e nei doveri) e di diversi
(per esigenze e pareri),
tra loro amici e aperti verso gli altri.
Il rapporto tra i bambini, educatori ed insegnanti dovranno essere improntati non più alla sottomissione del discente al docente,
ma al senso dell’amicizia.
I bambini hanno un fiuto particolare;
sentono che, se l’educatore è un amico, li ascolta, li aiuta e non incomincia subito a fare dei giudizi comparati, facendo le parti
uguali tra disuguali.
Il Bambino è un giardino chiuso che non apre il suo cancello:

ci vuole una chiave,
e la chiave ce l’ha il Bambino stesso;
te la cederà se si fida di te,
se sente che sei veramente suo amico in ogni momento.
In questo clima di lealtà e di fiducia tutto è possibile, dalle più genuine espressioni al lavoro collegiale.
Si lavora insieme dando ognuno il meglio di sé, cooperando invece di competere, provando piacere per i risultati dei compagni
invece che invidia.

IL CALO DELLA NATALITA'



Il Bambino di oggi,
ha spesso queste tendenze:

spesso si è rinchiusi più in casa, perché raramente si riesce ha giocare per strada, per vari motivi... il traffico, il drogato, ecc.,
si ritrova rinchiuso in spazi ristretti a fare attività spesso sedentarie e ripetitive, restrittive dal punto di vista della crescita psicofisica.




Secondo dati ONU, circa nel 2020 in Europa avremo la popolazione Araba superiore a quella Europea.
Quindi si presume che (salvo guerre, epidemie, ecc.) ci sarà un grandissimo esodo, ancora maggiore a quello di oggi.
La popolazione europea sempre più diminuisce, tra l’altro viviamo un ulteriore avvicendamento dall’Est, quindi o iniziamo tra le tante altre cose a lavorare sulla solidarietà o è chiaro che fra non molto ci sarà un dilagare della lotta al diverso e quindi un ritorno in grande stile al razzismo e magari a qualche bel conflitto, come se tutte le stragi naziste non abbiano insegnato niente.
Per affrontare bene la lettura di questo lavoro, bisogna tenere presente un problema:il calo della natalità’.
Solo così potrà essere fatta una buona scansione sul significato del pattinare nell’immaginario del Bambino, questo porterà noi educatori nella scelta dei mezzi più utili alla crescita del Bambino.
Come fine ultimo la Scuola Elementare ha:
“ La formazione dell’uomo e del cittadino “.
Io tra le tante cose individuo il Bambino come nuovo soggetto culturale nella storia d’Italia, visto sempre più come figlio unico.
Questo comporta un’attenzione particolare da parte del genitore, ossia, il fatto che il genitore pretenda che il figlio sappia fare molte cose.
Il Bambino di oggi ha spesso queste tendenze:
spesso si è rinchiusi più in casa, perché raramente si riesce ha giocare per strada, per vari motivi....... il traffico, il drogato, ecc., e si ritrova rinchiuso in spazi ristretti a fare attività spesso sedentarie e ripetitive, restrittive dal punto di vista della crescita psicofisica.
Questa è un po’ la tendenza del Bambino di oggi in molti agglomerati urbani, c’è la paura diffusa che possa accadere qualcosa, proprio perché dal punto di vista statistico si va ad una riduzione del numero dei bambini.
Quindi ad una maggiore attenzione e preoccupazione, se uno ha cinque o sei figli se ne perde uno ne ha sempre quattro o cinque, se invece ne ha uno solo e lo perde la situazione incomincia ad essere pericolosa, quindi allora sempre più attenti con sempre più morbosità.
Tutto questo rende il Bambino sovrano in un mondo di adulti.
Intorno a lui, madre, padre, nonni, talvolta anche qualche bisnonno, s’industriano a soddisfare ogni suo bisogno.
Se ha un desiderio, gli basta un cenno.
Se è contrariato, un moto di disappunto.
Tra lui e le persone che abitano il suo orizzonte, la differenza di età non si calcola più in anni e decenni, ma in belle porzioni di secolo.
Con questo drappello di accompagnatori, il Bambino del Duemila si avvia ad entrare nel terzo millennio.
E’ un figlio unico, naturalmente.
E’ l’esemplare di Bambino che va diffondendosi a macchia d’olio nelle società occidentali e tanto più in Italia dove la cifra, stabile da anni, di 1,3 figli a coppia (il tasso demografico più basso al mondo) dà la misura del fenomeno.
Se continuerà così, lo scenario che i demografi dipingono per i prossimi decenni è degno di un film di fantascienza.
Infatti, se oggi ci sono 2 milioni e 800 mila bambini con meno di cinque anni contro un milione e 900 mila vecchi con più di 80 anni, fra 50 anni potremmo avere appena un milione e mezzo di bambini, contro 4 milioni e 300 mila ultraottantenni (un rapporto di uno a 3), mentre ci sarebbe un solo Bambino ogni 12 persone che hanno superato i sessant’anni.
E’ il piccolo imperatore di questo probabile paesaggio, mai verificatosi nella storia dell’umanità, sarà proprio il figlio unico, che non dovrà più soltanto riuscire a crescere senza coetanei nel classico triangolo della famiglia, ma dovrà imparare a vivere e a studiare, a maturare e socializzare in un mondo di vecchi.
Questo sta portando all’eliminazione di due codici importanti quali quello gestuale espressivo, che riguarda tutto il corpo e quello orale il parlare, facendo prendere il sopravvento ad altri linguaggi come quello dell’immagine (intesa come televisiva) e dello scritto computerizzato

PROGETTO SCUOLA


Voglio chiarire che il concetto di sport,
è competizione, ma non è necessariamente attività agonistica specialistica precoce,
ma bensì è un confronto con gli altri.
E' arricchimento dell’individuo, nel momento in cui entra in tensione con un altro per migliorare se stesso e per migliorare anche il gruppo,
perché senza l’altro noi non esisteremmo.


Questo lavoro rappresenta per le attività motorie e per lo sport in Italia, un percorso campione, che potrebbe anche rivoluzionare il rapporto tra l’associazionismo sportivo, quindi il C.O.N.I. , in particolare la Federazione del Pattinaggio F.I.H.P. e l’altra agenzia culturale che è la scuola .
Quindi è un progetto che s’inserisce e fa diventare voi pionieri di una cosa che cercherà di portare come stabiliscono i nuovi programmi, l’educazione motoria in maniera avveniristica con la novella del Pattinare.
Io parto da una considerazione, gli insegnanti grazie agli orientamenti dei nuovi programmi, devono programmare nell’anno scolastico un programma di educazione motoria, io con questa proposta presento agli insegnanti il pattinare come possibile mezzo per lo sviluppo psicofisico del Bambino.
Vediamo quello che è il passaggio che sta avvenendo nella scuola, una scuola che ha una forte attrazione per il passato, che si basa sulla didattica della contemplazione, della conservazione e della trasmissione.
Il presente rimane fisso e immutabile, quindi il passaggio sta sempre più diventando dal luogo dell’imparare al luogo dell’imparare ad imparare, ossia creare nel Bambino un modo nuovo di confrontarsi con la realtà.
Questi a me sembrano i concetti filosofici dei nuovo programmi, quindi la scuola dovrebbe diventare uno spazio attivo di ricerca e non un momento informativo definito a priori.
Quindi è un contesto nel quale i bambini vivono un’esperienza e questa viene vissuta anche in base alle conoscenze che i bambini hanno, allora è qui che entra il nostro ruolo, cioè la scuola non viene considerata più come primaria fondamentale come volevano i vecchi programmi del ‘55, ma diventa scuola primaria in senso iniziale e che ha necessità, per poter sviluppare la cultura e accrescere la formazione, di altre agenzie.
Nel nostro caso si inserisce la mia proposta del Pattinare, cioè altre organizzazioni in questo caso quelle sportive, contribuiscono con la scuola all’accrescere del sapere del Bambino.
La C.M.271 del 1991 del 10 settembre del Ministero della Pubblica Istruzione, stabilisce per la prima volta nella storia del paese le minime soglie orarie per discipline, quindi in questa data l’educazione motoria entra per due ore settimanali nella Scuola Elementare.
Visti i cambiamenti che la scuola sta vivendo ecco allora considerare l’ingresso della
C.M. 184 che porta a coadiuvare con gli insegnanti nuove strutture, in questo caso l’associazionismo sportivo.
Un’altra cosa importante è il fatto che le generazioni di bambini che vengono su in questo periodo, vivono non più il rapporto con il tempo scolastico in modo vago, ma in maniera più ordinata, ossia il Bambino sa che domani ha l’ora di ... , come nelle scuole medie insomma.
Cioè si crea una mentalità più elastica e più cosciente.
Ma il tutto non è così facile, lo sport è visto con sospetto in certi sistemi scolastici, perché visto come distrattore delle attività serie, in parte perché qualcuno vede le attività pratiche come subalterne, specialmente quando si parla di sport, perché questo significa svago, significa che il Bambino suda, si stanca e poi non riesce a studiare.
Mentre quando si parla della motricità, psicomotricità, il discorso diventa più serio e più riflessivo, perché il Bambino sembra che apprenda meglio certe cose; non dimenticando che proprio la motricità e quindi l’immagine che il Bambino ha del proprio corpo, è il numero fondamentale per la formazione della personalità dell’individuo.
Diciamo quindi che può esserci una certa riluttanza verso la competitività e poi per l’emulazione, ma il nostro compito e proprio quello di sfatare il mito della competitività, dobbiamo chiarire cosa s’intende per competitività e poi competizione che significa far competere, fare delle cose insieme.
Io sono contrario al concetto dell’insegnamento ostile nei confronti dell’avversario, ma allo stesso tempo bisogna essere coscienti che senza competitività la specie umana si estinguerebbe, perché la competitività è legata alla lotta e quindi all’agonismo.
Quando noi sentiamo dire che l’agonismo non è molto educativo, dobbiamo fare questa precisazione: l’agonismo è un bisogno umano per la sopravvivenza, quindi significa lottare per migliorare la natura.
E noi educatori stiamo combattendo per migliorare il modo di essere dell’individuo verso l’ambiente .
Perché è chiaro che la società consumistica cerca di vendere tutto e allontana l’uomo dalla natura.
L’altro punto essenziale è quello dell’attività agonistica organizzata nell’infanzia, perché è questa attività che porta poi al concetto di specializzazione precoce, che ha portato al rifiuto da parte della scuola, e quindi l’educazione motoria è stata privata di referenti, cioè non può esistere o esiste in maniera sbagliata l’educazione motoria senza lo sport.
Per questo io voglio chiarire il concetto di sport che è competizione ma non è necessariamente attività agonistica specialistica precoce, ma bensì è un confronto con gli altri, è arricchimento dell’individuo nel momento in cui entra in tensione con un altro per migliorare se stesso e per migliorare anche il gruppo, perché senza l’altro non esisteremmo.

PATTINARE GIOCO SPORT NELLA SCUOLA




Lo scopo dell’utilizzo del pattino,
é proprio quello di ampliare verso una maggiore multilateralità le abilità senso-motorie del Bambino al di là del sesso e dello sport dominante la sua attività sportiva.




Per quello che può essere lo sviluppo del pattinaggio, noi tecnici non dobbiamo aver paura di trovarci in situazione subalterna nella scuola.
Noi lavoriamo per migliorare il prodotto Pattinare , il compito che ci siamo prefissati è divulgare il pattinare all’infinito, tutti gli apporti migliorano il sistema, noi siamo nel sistema e lavoriamo con loro.
Noi tecnici siamo depositari di alcuni saperi, gli insegnanti lo sono di altri c’é un confronto. Tutto questo fatto con coscienza porterà al risultato voluto.
Dopo gli otto anni é previsto dai programmi scolastici la conoscenza della cultura sportiva attraverso i vari giochi, quindi anche giocare con gli sport del pattinaggio diventa una cosa importante.
Nel gioco sport si possono individuare tre obiettivi fondamentali:
1 - Creare la più ampia possibile base motoria individuale.
2 - Consentire di articolare l’espressione e l’esperienza motoria in forma ludica.
3 - Favorire la progressiva pratica di attività polivalenti, i giochi di squadra, le attività sportive e via discorrendo.
Per finire, con il Gioco Sport del Pattinare è previsto un graduale passaggio da un’attività puramente ludica ad un’attività anch’essa importante che richiede il preciso utilizzo di abilità tecniche quando ci avviciniamo sempre più verso una specializzazione :
Hockey - Corsa - Artistico - Skate-board , ecc.
per la verità la specializzazione dovrebbe avvicinarsi verso una certa età.
Quella della specializzazione è una cosa che è sempre da ricordare, perché nei giochi se noi non insegniamo e non aumentiamo le richieste di saperi specifici, che i ragazzi vogliono per poter giocare, con delle conoscenze sempre maggiori, il gioco diventerà ossessivo, ripetitivo e monotono.
In questo senso le abilità tecniche consentono un’evoluzione dello sviluppo dell’essere umano, e quindi fa capire come lo sport diventa un fenomeno sociale, perché il ragazzo o la ragazza che sa pattinare può utilizzare questo, con il potere del transfert sia in attività sportiva ma soprattutto in attività sociali.
Quindi il pattinare è una grande forma di crescita sociale.
Per una trasferibilità della pratica del pattinaggio nell’insegnamento degli sport di squadra ed i giochi sportivi dei centri C.A.S. e dei centri di promozione, ci viene in aiuto anche la psicanalisi.
Nei significati dati al gioco ed ai suoi diversi elementi prolunga la teoria fenomenologica, pensando che ogni individuo abbia la possibilità di esprimere, grazie alla pratica sportiva significati inconsci.
I concetti di simbolismo uniti al processo inconscio per cui, l’energia psichica che nasce dagli impulsi e dagli istinti, si rivolge e si scarica in attività socialmente utili, offrendo ad ogni individuo la possibilità di trovare una purificazione, una fonte di scarico autorizzato dalla società, di pulsioni, desideri o fantasmi proibiti dalle norme culturali.
Ad esempio, l’aggressività come distruzione dell’altro viene sublimata dalla competizione sportiva, una situazione di scontro che permette di rivaleggiare con l’altro, quindi di liquidare, in modo sostitutivo, il ritorno di problemi vissuti anteriormente e represso nel presente nelle sfere intime dell’inconscio.
Si tratta dunque di un insegnamento fondato sulla preservazione ed il mantenimento dell’equilibrio della personalità.
E’ bene sottolineare che la potenzialità di divulgazione del gioco Pattinare non consiste solamente nella diffusione di sport poco conosciuti come l’Hockey, il Pattinaggio Corsa e il Pattinaggio Artistico, ma permette di svolgere attività abitualmente impensabili.
Vi sono infatti talune attività sportive che vengono ritenute impraticabili nella scuola (non solo elementare), principalmente per due ordini di motivi:
- La impraticabilità dovuta a pericolosità o presunta diseducatività
- La differenziazione tra sport per uomini e sport per donne.
Certamente questi non sono i soli motivi che inducono alla scelta di determinate attività e all’esclusione di altre, ma sono comunque i più influenzati da pregiudizi radicati e convinzioni sbagliate, che creano grossi problemi ad estirparli.
La differenziazione tra sport per le ragazze e sport per i ragazzi, in particolare, è una piaga che in passato rappresentava la norma: era infatti pacifico considerare la ginnastica, la pallavolo e il pattinaggio artistico ad esempio come sport adatti alle femmine, mentre altri sport come il calcio, il basket e l’hockey a rotelle, prettamente o esclusivamente maschili.
Il risultato di tutto questo era un’accentuazione delle differenze tra le abilità senso-motorie dei due sessi; per tale motivo il bambino assiduo praticante del calcio diventava l’imbranato di turno al momento di giocare a pallavolo e viceversa succedeva per le bambine con il calcio.
Lo scopo dell’utilizzo del pattino, é proprio quello di ampliare verso una maggiore multilateralità le abilità senso-motorie del Bambino aldilà del sesso e dello sport dominante la sua attività sportiva.

IL PATTINARE COSA PUO' DARE AL BAMBINO?


Pattinare, indubbiamente,
impone capacità decisionali di intraprendenza,
di sicurezza e fiducia di sé.


Diciamo che alcuni suggerimenti possono venire dall’area intellettuale,
si parte dai processi percettivi che possono essere sviluppati, la capacità di risolvere i problemi, questa è una grande capacità cognitiva.
Noi attraverso il gioco proponiamo delle cose ed il Bambino deve saperle risolvere, l’immaginazione, la fantasia e la creatività intese come pensiero produttivo sono motivazioni che stanno sparendo ma che sono determinanti.
Dal punto di vista sociale noi vogliamo sviluppare attraverso le capacità motorie la capacità di collaborazione e la solidarietà ed altri fattori come l’identificazione col gruppo e il rispetto delle regole stabilite.
Migliorando queste capacità, noi lavoriamo sul crescente controllo dell’emotività e dell’impulsività, che avvengono per autoregolazione non che avviene perché noi imponiamo di stare controllati.
Nello stesso tempo vengono a strutturarsi altri elementi o caratteristiche come l’intraprendenza, il fatto che io con i pattini mi metto in movimento ed a compiere delle operazioni diverse dal camminare o dal correre, indubbiamente impone capacità decisionali di intraprendenza, di sicurezza e fiducia di sé.

ALCUNE CONSIDERAZIONI PSICOLOGICHE SUL PATTINARE










Il concetto dell’equilibrio è lo stato più importante della specie umana,
con il Pattinare noi lavoriamo in modo particolare sull’equilibrio.


Il Bambino a 10 anni sta vivendo ancora una fase della vita con una tendenza se vogliamo animistica,
cioè basata sul fatto che tutte le cose hanno un’anima con poteri, molte volte, superiori a quelli dell’uomo,
è una vita basata sulla drammatizzazione, sul gioco simbolico, sul gioco espressivo; la vita per il bambino è questa, se mancano questi aspetti diventa troppo realistico e corre il rischio di perdere un’importante tappa dello sviluppo.
Quindi è importante rammentare che rispetto proprio le capacità coordinative, il pattinaggio vive il problema dell’equilibrio, la ricerca dell’equilibrio non è soltanto un equilibrio proprio mentale che è una delle tendenze dell’essere umano per poter essere...... quando si parla di essere equilibrato.
Quindi l’attività del pattinare ha a che fare con una componente che per noi è coordinativa, ma dal punto di vista antropologico la paura di perdere l’equilibrio è una delle più antiche paure.
Noi lo vediamo quando nasciamo, il bambino viene poggiato sul dorso e la prima cosa che fa è quella di spalancare le braccia per paura di cadere, quindi di perdere un equilibrio.
Allora capite bene quanto e come diventa importante acquisire questo equilibrio sul piano psicologico, ormai dovrebbe essere cosa acquisita e non dobbiamo stancarci di ripeterlo che non c’è separazione tra gli aspetti della mente, gli aspetti cognitivi rispetto gli aspetti motori.
Un altro aspetto importante è quello riguardante la caduta:

nella nostra cultura europea la caduta e cadere significa scendere in basso anche nello stato sociale, quindi c’è questo problema visto anche sotto l’aspetto della scala sociale, di accettare la caduta come la possibilità di risoluzione di un problema, ossia superare la caduta ritornando in equilibrio, quindi la caduta ha un effetto educativo pedagogico proprio nel momento in cui c’è l’alternativa allo stare in piedi, certe cose si trasferiscono quindi aiutano sul piano del transfert.
Quando una persona cade, perché viene derisa?
Perché quando un Bambino scivola la gente si mette a ridere?










La caduta è considerata anche dal punto di vista culturale religioso all’inferno,
ci sono delle considerazioni rispetto alla caduta, la paura di cadere non è soltanto la paura di cadere e farsi male, è proprio una paura simbolica di perdere una propria identità rispetto agli altri,
specialmente in persone adulte , la paura di fare una magra figura, quindi l’insegnante o il genitore si porta anche questo tabù rispetto alla caduta,
viene razionalizzato come farsi del male.
Vincere questo demone della caduta deve essere fatto capire perché significa una maggiore sicurezza interiore,
quindi l’equilibrio non è solo fisico ma anche mentale che favorisce una sicurezza interiore nel bambino ed una accettazione di sé rispetto al mondo ed alle cose e quindi una voglia di andare verso il futuro,
questa è una carica di ottimismo in un mondo che non ne presenta molto.
Possiamo affermare che:
con il pattinare il bambino scopre la sicurezza interiore,
quindi l’immagine di sé,
un’immagine corporea di un corpo che sta in movimento in situazioni precarie,
allora si capisce bene che aspetto enormemente afrodisiaco ha sull'individuo il pattinare.
Non è il camminare o il correre, sono situazioni diverse.
Gli americani addirittura dicono:
fall in love (cadere in amore), proprio perché il pattinare presuppone la caduta.
Un’altra cosa importante nella simbologia del pattinare è la questione del piacere fine a sé stesso di vincere una cosa che noi non potremo mai vincere.
Questi sono gli eventi che regolano la vita dell’universo ,quindi lo spazio e il tempo,
ossia noi non possiamo mai batterlo il tempo, è impossibile, però c’è questa pia illusione che attraverso un mezzo si possa ,
allora il pattino è uno strumento che favorisce innanzitutto il superamento di una velocità,
superare questa, sicuramente è un piacere universale,
quindi il pattinare supera gli originali schemi motori, come il camminare e il correre.
Si capisce bene che insegniamo con il pattinare un nuovo schema motorio,
allora noi spostiamo con l’insegnamento del pattinare il sapere umano, il sapere del Bambino.
Questo periodo della vita, è anche un epoca critica deve fare un bilancio sulla propria esistenza,
il bambino perde certe caratteristiche dell’infanzia per avvicinarsi sempre più verso un’età pre-adolescenziale,
è un momento in cui il bambino vive anche un rapporto magico con la vita e questo è il bello .
Secondo un’analisi e uno studio sulla struttura delle fiabe, in quelle tradizionali spesso c’è sempre un oggetto magico che va ad aiutare l’eroe per superare l’ostacolo.



Allora il pattino può raffigurare nella mente del Bambino questo oggetto magico che va ad aiutare l’eroe per superare l’ostacolo, quindi raffigurare nella mente del Bambino questo oggetto magico-simbolico.
Tutto questo nel linguaggio dell’infanzia è capito,
è l’adulto che deve cercare di ricordare e specialmente deve ricordarselo un’insegnante il quale deve capire che stiamo lavorando nel magico nell’animistico.
Questo deve portare a capire che non bisogna dire:
ma il Bambino deve restare con i piedi per terra.
Per i piedi per terra c’è tempo in avanti, i tempi sono i tempi le tappe di sviluppo non vanno anticipate, in questa parte della vita il Bambino deve crescere con la fantasia, con l’immaginario e con la creatività.
Purtroppo questi oggetti magici, vengono sempre più messi da parte dall’elettronica, il nuovo mondo dei videogame, che per molti ha già sostituito il fantastico sono un esempio.
Allora riflettiamo un po’ su come combattere una certa elettronica nociva, uno dei grossi ritornelli da parte di molti genitori è proprio questo, come l’elettronica possa danneggiare il sistema nervoso dell’individuo.
Nell’ultima generazione di videogames, si legge persino nelle istruzioni di fare attenzione ad eventuali crisi epilettiche o altre disfunzioni fisiologiche che questi possano causare con l’uso più o meno prolungato.
Allora, noi offriamo con il Pattinare una situazione fantastica, da fiaba, per un Bambino che non sta vivendo più nelle fiabe né sta vivendo il fantastico, che è rinchiuso in sé stesso, che elabora un proprio narcisismo sempre più rimarcato, perché la società consumistica punta al narcisismo per vendere i prodotti e allora l’educatore si trova di fronte ad un bivio:
- serve ancora educare o non serve più educare o l’infanzia la stiamo annullando e distruggendo dando ragione ad uno studioso americano che parla di una infanzia ormai finita?
Io non sono convinto ancora di questo, però sento che se non ci muoviamo dovrò ricredermi.
Allora il problema sta nel non cadere in quel realismo come intendeva Piaget, ma proprio dal punto di vista sociologico, ossia il Bambino deve vivere l’elemento magico della vita.
In questo periodo della vita, secondo degli studi fatti da uno psicologo romano, la maggior parte dei tossicodipendenti che ha avuto modo di contattare nelle sue indagini, avevano proprio perduto questa fase della loro vita, avevano perduto e non vissuto il momento magico dell’infanzia;
cioè, erano diventati più iperealistici del re.
Quindi, c’è un desiderio, oltre a tanti altri motivi, di ritrovare un vissuto fantastico non vissuto, attraverso l’uso di certe sostanze.
Capite che danno andiamo a fare se noi non valorizziamo certe cose.
Non solo, noi stiamo sempre più dimenticando e quindi faremmo bene a ricordare che sul piano delle motivazioni, ci sono alcune molto importanti che si stanno assopendo cadendo nel dimenticatoio,
ossia, il rischio l’avventura e l’esplorazione,questo perché la nostra civiltà impone tutto in maniera rigida.
Queste motivazioni stanno scomparendo, non a caso in età adulta i ragazzi le ricercano in attività di morte, vedi le corse pazze in auto il sabato sera, migrando da una discoteca all’altra in preda ai fumi dell’alcool o delle droghe.
Ad essere ridotta c’è anche la creatività,
adesso non è per far politica, ma una persona che è creativa e lavora sul pensiero produttivo è una persona che mette in crisi il sistema che tende ad imbarbarire l’essere umano, quindi meno si è creativi più si riesce a vendere certi prodotti,
purtroppo questa è una triste realtà, o si sconfigge questa tesi o noi diventeremo tutti robotizzati, questo lo ricordavano gli studiosi della scuola di Francoforte e lo stesso Pasolini in Italia.
E' il concetto di omologazione, tutti siamo uguali quindi il messaggio viene trasmesso a tutti e tutti comprano quel prodotto.
Allora capite bene questo discorso a cosa vuol giungere.
Il pattinare che va in contrasto con certe regole di natura che sono appunto il normale camminare e correre, impone un maggior rischio, una maggiore avventura e una maggiore esplorazione, perché si riducono gli spazi e quindi l’esplorazione diventa significativa per il vissuto corporeo del Bambino che riesce a dominare delle variabili rispetto il pattinare.
Un’altra cosa è importante, il corpo così detto vissuto riportato nei programmi delle scuole inferiori, il così detto corpo vissuto che per noi è fondamento e pilastro della pedagogia,
perché corpo vissuto non è corpo subito e non corpo strumento.
Cioè il bambino con il corpo è centrato sulla propria personalità,
vive delle esperienze in maniera libera, noi proponiamo delle situazioni e il bambino le vive a modo suo.
Attraverso le motivazioni che prima dicevo il corpo viene vissuto in maniera diversa rispetto ad altri schemi motori o ad altre situazioni.
E' fondamentale giocare con i pattini, perché il Bambino deve valutare e passare le varie fasi della coordinazione motoria esplorando.
Noi tutti sappiamo che quando c’è una coordinazione, questa è legata a due sistemi regolatori uno esterno e l’altro interno, quello esterno è appunto legato ad analizzatori visivi, tattili, uditivi, ecc.
la prima cosa che facciamo è proprio lavorare con questi analizzatori di senso,
dopodiché si passa ad una seconda fase.
Quando iniziamo a coordinare il movimento, incominciano a subentrare analizzatori di tipo interno, ossia dei regolatori che sono quelli cinestetici, ovvero le cellule che sono nei muscoli nelle articolazioni, nei tendini, che ci dicono esattamente il nostro corpo come sta e come è collocato.
Questo è un passaggio importantissimo per l’apprendimento motorio, ma anche per l’apprendimento cognitivo, perché ripeto, il corpo è centrale nella vita affettiva dell’individuo.
Nel pattinare questa tendenza è molto rimarcata rispetto ad attività come il correre, il saltare e fare altre cose, quindi capite bene che significa usare il pattino, questo diventa un’appendice, un mezzo per conoscere ed esplorare meglio il mondo in un vissuto che è anche magico,
perché il Bambino ha questi pattini e questi hanno una magia nell’infanzia e anche per tutti noi penso.
Magari uno da grande non ci pensa, ma se uno si ferma e ci fa una riflessione ...... questo è il concetto.
Quindi una maggiore ricerca di libertà.
Se prendiamo spunto da alcune riflessioni di alcuni bambini sul cosa significa per loro pattinare, molti rispondono che sembra loro di volare.
Ritroviamo allora il desiderio di volare, non ritorniamo indietro ad Icaro o a Leonardo da Vinci, ma l’uomo ha sempre desiderato di volare e per necessità ha inventato gli aeroplani.
Quindi accontentiamo negli uomini il desiderio di volare, perché con i pattini si ha questa sensazione, perché più aumenta la velocità e più si ha questa sensazione di volare.
Allora una percezione stupenda dal punto di vista didattico, viene anche recuperata una certa spontaneità di fare le cose per il solo piacere di farle.
Comunque , ripeto e ribadisco sempre, il concetto dell’equilibrio diventa lo stato più importante della nostra specie umana, e con il pattinare noi lavoriamo in modo particolare sull’equilibrio.

UNA FAVOLA, IL PATTINO E DINTORNI























I bambini reali,
cioè quelli che appena ti giri fanno subito le gare più strane e incredibili e che vogliono giocare in una palestra che non sia un
consultorio neuro-psichiatrico-infantile.

I bambini, così come amano giocare, altrettanto istintivamente amano misurarsi in gare e confronti.
Come afferma Fabrizio Pellegrini,
Collodi con la favola di Pinocchio aveva in mente l’immagine di un corpo, ma nel descriverlo enuncia ciò che saprà fare, e lo enuncia in forma diremmo oggi, di competenze multilaterali, polivalenti, polisportive, come si conviene a un Bambino.
Ma vuoi vedere che Collodi conosceva gli schemi motori, e con la favola di Pinocchio ha voluto teorizzare sulla motricità del Bambino e noi, non ce ne siamo accorti?
Eppure Pinocchio dopo poche pagine di racconto è ormai bambino e non corpo burattino, bambino che cammina , corre, salta, rotola e s’arrampica.
Appena qualche pagina in più , Pinocchio già esercita l’afferrare e il lanciare il martello contro il grillo parlante, sapiente e saccente custode, come dice Collodi di grandi verità.
Io, per quanto mi riguarda,
sono dalla parte di Pinocchio e dei bambini reali,
cioè quelli che appena ti giri fanno subito le gare più strane e incredibili e che vogliono giocare in una palestra che non sia un consultorio neuro-psichiatrico-infantile.



I REGOLAMENTI FLESSIBILI COME STRUMENTO DIDATTICO PER TUTTI GLI SPORT FANTASPORT O PREPARAZIONE SPORTIVA DEGLI ANNI 3000



Non dimentichiamo,
che i regolamenti stabiliscono quali sono i mezzi o strumenti utili e leciti che possono venire utilizzati dai giocatori.


Ecco come, variando le finalità del gioco, gli attrezzi con cui si gioca e i regolamenti, può essere utile all’ampliamento degli schemi motori.
Ogni sport, ogni gioco, ha sempre un fine raggiungibile, che è lo scopo del confronto fra due o più partecipanti.
Al raggiungimento dell’obbiettivo i concorrenti possono concorrere con strumenti tecnico-tattici leciti, che vengono definiti prima dell’inizio del confronto.
Questo per far sì, che ogni partecipante, abbia la possibilità di conoscere quali siano le condizioni in cui potrà operare per arrivare a conseguire lo scopo del gioco.
Per semplificare quanto detto, pensiamo al gioco tra i più popolari, la palla avvelenata.
Lo scopo del gioco è di prendere più avversari colpendoli con una palla.
Ogni giocatore però ha dei limiti in cui può operare e cioè lo spazio del proprio campo;
la palla non è più avvelenata quando tocca terra o rimbalza;
se vengo colpito vado nel campo dei prigionieri e posso liberarmi solo se da quello spazio colpisco un avversario.
Il gioco facilmente spiegabile, come altrettanto intuibili le capacità motorie interessate, oltre l’aspetto ludico predominante dello stesso, fa sì che questi integrando delle varianti al regolamento, ampli il bagaglio didattico.
Per esempio una variante, potrebbe dare la possibilità di proteggersi con le mani,o con un attrezzo dall’essere colpiti, esaltando maggiormente nel Bambino le capacità di reazione e di anticipazione della palla.

Sembra chiaro ed evidente che con la semplice modifica di una regola si vada ad esaltare degli apprendimenti.
Non dimentichiamo però che i regolamenti stabiliscono anche quali sono i mezzi o strumenti utili e leciti che possono venire utilizzati dai giocatori.
Si capisce bene facilmente che per un Bambino che gioca a mini-basket il pallone è l’attrezzo principale, mentre per il salto con l’asta e proprio questo l’attrezzo con cui si ricerca una simbiosi.
A questo punto se si è d’accordo sull’utilità di modificare le regole del gioco, per migliorare l’apprendimento, perché non fare degli allenamenti di tennis, di mini-basket, mini-volley, ecc. con i pattini?

In quanto appena indicato, si è tenuto conto dell’aspetto migliorativo per quelle che sono esclusivamente le capacità motorie;
ma volendo si possono spostare i riferimenti anche su tematiche per il miglioramento della tecnica e della tattica.
Provate ad immaginare un allenamento di basket con una delle due squadre che vola negli attacchi sui pattini e rientra in difesa altrettanto rapidamente, mentre gli altri devono escogitare tattiche e tecniche per velocizzarsi a piedi.
Questo ribaltamento di punto di riferimento, obbliga il giocatore a porsi nella condizione sfavorevole e ad interpretare le azioni, i gesti dell’avversario.
Mirare quindi ad una diversificazione della disciplina, allora cosa è meglio del pattino?
Con il pattinare ci si avvale di una variazione tale che amplierà in maniera macroscopica i nostri obiettivi didattici, per un confronto sperimentale pratico, da cui derivano stimoli percettivi e tecnici inimitabili.