venerdì 1 febbraio 2008

ALLE FAMIGLIE

amicidiluca.com

“ LA PRIMA EDUCAZIONE NON SI RICEVE A SCUOLA “


La prima educazione incomincia in famiglia; la prima scuola è la famiglia.
Eppure ci sono molti genitori che non sanno che il loro Bambino non incomincia ad imparare quando va a scuola, ma quando nasce.
Quindi non danno importanza alle esperienze che il Bambino fa nei primi anni, esperienze che invece sono fondamentali per il suo sviluppo intellettivo, sociale e anche morale.
Sarebbe lungo analizzare ciò che il Bambino fa praticamente da solo in questi primissimi anni. Pensate che scopre e si conquista il linguaggio associando cose ed azioni e anche norme sintattiche che gli permettono di possedere ben presto, prima della scuola, un sufficiente linguaggio oggettivo col quale farsi capire fuori dalla sua famiglia.
Noi scopriamo questa sua capacità quando fa degli errori o inventa parole.
Quando per esempio dice: ho scoprito che....noi ridiamo e gli diciamo che è sbagliato.
Ma lui cosa ha fatto?
Ha ricavato dal contesto linguistico che finire fa finito, cucire fa cucito, partire fa partito ecc. .
E’ chiaro dunque che scoprire fa scoprito.
Ha applicato una norma senza sapere che è incappato in un verbo irregolare.
Questa è la spia di un suo lavoro mentale di attenzione e applicazione delle norme linguistiche, della sua intelligenza e capacità creativa.
Tutto questo senza frequentare corsi di linguistica o di grammatica.
Fa tutto da solo, giocando, ascoltando, inserendosi nel contesto in cui vive.
Inoltre scopre a poco a poco con gli strumenti sensoriali il mondo in cui è stato chiamato a vivere. Tocca tutto, rompe, smonta, fa esperienze coi materiali, scopre la forza di gravità e altra leggi del mondo fisico, incamera come un computer, memorizza, elabora un enorme quantità di dati, risintetizza e rimette tutto in discussione con le successive esperienze.
Tutto questo fa felicemente, giocando.
Così preso dal suo gioco-lavoro, a volte si mette anche in pericolo.
Nello stesso tempo scopre un’altra dimensione del mondo, quella affettiva che per lui è la più importante perché dà senso alla sua presenza nella famiglia e nell’ambiente.
Nei primi mesi di vita se chiama per un bisogno (naturalmente chiama con il pianto, perché non ha ancora l’uso della parola) e ha una risposta pronta, egli capisce che intorno a lui ci sono persone che lo ascoltano, lo amano, lo aiutano; insomma scopre gli altri, persone di cui non capisce ancora il significato delle parole che dicono, ma il senso affettivo si.
Nel brefotrofio questo non avviene, magari sono più puliti, ma tutto avviene a ore stabilite.
Il Bambino chiama, ma non c’è la risposta pronta di chi gli è vicino, lo ama, lo aiuta.
Allora si produce un ritardo nel linguaggio, perché se a chiamare nessuno risponde, è inutile chiamare.
Quando andrà alla scuola dell’infanzia e poi a quella primaria, egli porterà con se quella cultura che lui si è fatto nell’esperienza precedente, e l’idea che lui si è fatta del mondo, più o meno ottimista, dipenderà dalla qualità dei rapporti affettivi vissuti nella famiglia e nell’ambiente; il mondo è quello che l’esperienza gli ha mostrato.

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